L’inflazione e la crisi economica potrebbero portare molte aziende italiane in autunno al fallimento.
Un quadro tutt’altro che roseo quello che emerge dai dati della Cgia di Mestre che vede molte imprese costrette al fallimento verso autunno. La crisi energetica e l’aumento delle bollette, l’inflazione che avanza e tanti altri fattori che rischiano di portare ad un boom di fallimenti delle imprese italiane. L’economia del paese, come quella di altri paesi europei, sta vivendo una crisi che sta portando ad un progressivo deterioramento del Paese.
L’inflazione a livelli altissimi, caro bollette e l’impossibilità di cedere i crediti acquisiti con il superbonus 110%, sono i principali fattori che stanno costringendo a molte aziende italiane a chiudere nei prossimi mesi. Un boom di fallimenti che al suo cospetto le chiusure imposte dalla pandemia saranno nulla. Una previsione molto triste quella della Cgia di Mestre.
I settori più a rischio commercio e edilizia: chiuse oltre 700 imprese
Tra i vari fattori che acuiscono il rischio di fallimento ci sono anche i mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione nei confronti dei propri fornitori. Una situazione che molte attività commerciali potrebbero portare in tribunale. La Pa ha un debito di almeno 55,6 miliardi di euro secondo l’Eurostat. Molte aziende quindi rischiano di dover chiudere non per propri debiti ma per l’insolvenza della Pubblica amministrazione.
La situazione più preoccupante è lo stock dei debiti commerciali della Pa. Questo significa che le imprese che lavorano per la PA non hanno ancora incassato una cifra che è pari al 3,1% del Pil nazionale. I settori più a rischio sono commercio e edilizia. Questi due settori hanno già registrato rispettivamente 722 e 577 chiusure. Molti si trovano sul punto di sospendere i cantieri perché non più in grado di pagare i fornitori.